La Cassa Maurizio Capuano

PRESENTAZIONE

Dopo 70 anni di vita, era giusto volgere lo sguardo al passato, capire la “nostra” storia, far conoscere il ruolo della Cassa Maurizio Capuano nella realtà della Circumvesuviana… perché raccontare la storia di essa è come raccontare la nostra stessa storia: quella di “Soci” ed al tempo stesso “Dipendenti” dell’Azienda ferroviaria.

Per l’uomo è indispensabile potersi aggregare, convivere in armonia con gli altri individui, confrontarsi; la Cassa contribuisce a tutto questo con discrezione, partecipando agli avvenimenti della nostra vita di autoferrotranvieri.

PREMESSA

Negli anni immediatamente successivi alla “Grande Guerra”, nelle famiglie italiane fermentava una grande voglia di riscatto.

Si dovevano ricostruire e riaffermare le consuetudini del tempo di pace, profondamente modificatesi nel periodo bellico, e tutti sentivano la necessità di dover partecipare attivamente ad un momento così importante.

Per riprendere progetti bruscamente interrotti, le famiglie, che con gli uomini tornati dal fronte finalmente si riunivano sotto lo stesso tetto, avevano bisogno di un aiuto, sia morale sia sostanziale.

Fino allora, presso le aziende di trasporto, erano state istituite le Casse Soccorso che fornivano assistenza sanitaria, erano state stipulate polizze assicurative collettive, ed era possibile ottenere anticipazioni della paga.

Per quanto riguarda la Società per le Strade Ferrate Secondarie Meridionali (S.F.S.M.), oggi Circumvesuviana, nel 1921 era stato istituito anche il “Fondo Vedovile”: questo prevedeva “un fondo di primo soccorso alle famiglie degli agenti defunti della Ferrovia S.F.S.M.”.

Tale fondo stabiliva la possibilità, per gli agenti stabili o in prova, di versare delle quote da 5 lire tramite ritenuta sulla paga: la prima all’atto della sottoscrizione della dichiarazione d’impegno, e successivamente ad ogni decesso di agente iscritto.

Tale accantonamento formava il fondo patrimoniale dell’Istituto che, al momento della morte di un compartecipante, provvedeva entro 24 ore alla liquidazione di un assegno formato da tante quote quanti erano gli iscritti in quel momento.

Destinatari dell’assegno erano le vedove, i figli legittimi o adottivi, ed ancora i genitori oppure i fratelli del Socio. Nel caso di mancanza di eredi, con il Fondo si provvedeva alle spese occorrenti ai funerali e, dopo accurate indagini, si premiava chi risultasse aver amorevolmente assistito il deceduto.

Il “Fondo Vedovile” rappresenta, per gli Agenti della Circumvesuviana, il primo momento di solidarietà in un’epoca che poco riservava alle famiglie Italiane.

LA NASCITA

Il Fascismo, allo scopo di contenere le istanze sociali, se da un lato sciolse le Mutue, dall’altro diede la possibilità agli operai di costituire un fondo dal quale poter avere, a fine carriera lavorativa, una somma con la quale affrontare la vecchiaia: quella che poi diventerà la liquidazione.

Una tale opportunità era comunque grande, ed andava sfruttata: si poté così costituire una Società cooperativa di assistenza e credito di cui andiamo a narrare le vicende.

Ci troviamo a Napoli. È il 2 aprile 1928. Il direttore della Società per le Strade Ferrate Secondarie Meridionali, Ivo Vanzi, a mezzo dell’Ordine di servizio n. 11/1928, porta a conoscenza di tutto il personale che il Tribunale di Napoli ha deliberato l’omologazione della Cassa Maurizio Capuano, la quale: “Provvederà d’ora innanzi, a termini di Statuto, al servizio prestiti che non sarà più fatto dalla Società”.

Il 2 febbraio 1928, infatti, a Napoli, in Via Roma già Via Toledo n. 323, nello studio del Notaio Giuseppe Tozzi, si erano riuniti i signori Ferdinando Sasso fu Salvatore, Attilio Isè di Giacinto, Mario Fedele fu Luigi, Michele Castaldi di Giuseppe, Giuseppe Garzìa di Sabatino, Giuseppe Console di Luigi, Silvio Cammarano fu Giovanni e Armando Lombardi fu Pasquale, tutti ferrovieri, per la stipula dell’atto costitutivo della neonata Società cooperativa per prestiti fra il personale della Società per le S.F.S.M.

Alla costituenda Società si diede il nome di “CASSA MAURIZIO CAPUANO”, per rendere un doveroso omaggio alla memoria del venerato Presidente del Consiglio di Amministrazione della Società ferroviaria che tanto impegno, attività ed affetto aveva dedicati allo sviluppo dell’azienda ed al benessere del personale. I partecipanti alla stipula dichiararono anche che designavano ad amministratori della Società i signori Sasso, Isè, Fedele, Castaldo e Garzìa, ed a Sindaci Console, Cammarano e Lombardo.

L’intero atto costò 86,4 lire.

La richiesta di omologazione fu presentata presso il Tribunale di Napoli da Giuseppe Console il 16 aprile dello stesso anno, onde far acquisire alla Società la personalità giuridica ai sensi degli articoli 3 e 4 della legge 3818 e dell’articolo 91 del Codice di Commercio.

Dopo soli quattro giorni, “asservite le disposizioni di Legge per la legale costituzione della Società”, il Tribunale ordinò la costituzione della: “Cassa Maurizio Capuano”, Società anonima Cooperativa a capitale illimitato con sede e domicilio in Napoli presso la sede della Società S.F.S.M. in Corso Garibaldi n. 387.

Oggetto della Società era, e lo è tuttora, procacciare il credito al Socio fino alla cessazione della sua appartenenza al personale di ruolo della Società ferroviaria, nonché promuovere e favorire tutte quelle iniziative che avrebbero potuto essere di utilità ed effettivo vantaggio al Socio stesso.

Le somme disponibili per la gestione della Cassa erano costituite dall’avanzo della Cassa Soccorso, di 40.000 lire per l’anno 1925 e di 60.000 lire per l’anno 1926. Da questa somma furono detratte 8.398,60 lire per il premio suppletivo di assicurazione per gli agenti anziani ed aggiunte 5.551,05 lire per gli interessi maturati dal 1/1/27.

La Cassa Maurizio Capuano disponeva quindi di un primo capitale di lire 97.152,45.

La durata della Cassa venne stabilita in 20 anni dalla data di omologazione dello statuto, con possibilità di proroga.

Organo sovrano della Società era l’Assemblea dei Soci. Essa, mediante elezione, conferiva mandato ad un Consiglio di Amministrazione composto da cinque membri, il cui impegno, proprio per il carattere di mutualità, era gratuito. Il Consiglio di Amministrazione eleggeva poi fra i suoi componenti un Presidente che rappresenta la cassa di fronte ai terzi.

Il Consiglio disponeva, a favore dei Soci, prestiti ed anticipazioni dai fondi disponibili per la somma dei due terzi del capitale: per un importo non superiore a 720 lire per quei Soci con stipendi fino a 720 lire; per importi non superiori a 960 lire per i Soci che guadagnavano più di 720 lire. I prestiti erano concessi previo pagamento di 10 lire, da prelevarsi con la prima rata, che venivano devolute a fondo di riserva della Cassa.

Le domande di prestito, redatte su un apposito stampato ed ordinate in un registro secondo un rigoroso ordine cronologico dalla data di presentazione, venivano esaminate dal Consiglio di Amministrazione ed accordate al Socio il cui stipendio fosse libero da cessioni del quinto. L’estinzione del prestito doveva avvenire in un numero di rate mensili, consecutive ed uguali non maggiore a 12.

La Cassa, in virtù del principio mutualistico, prevedeva che i suoi Soci avessero alcune caratteristiche peculiari. La persona di Socio cooperatore aveva un rilievo primario nella organizzazione giuridica della società cooperativa. Sul piano generale il compito di verificare la presenza dei requisiti di base (solvibilità, capacità giuridica, ecc.), era demandato alla Società S.F.S.M.. Sul piano delle responsabilità verso la forma societaria, in quanto la partecipazione del Socio era rappresentata da azioni, provvedeva il Tribunale in sede di omologazione e successivamente gli organi preposti alla vigilanza. Ma per quanto riguarda le eventuali forme di speculazione o l’indebito uso delle somme concessegli in prestito dalla Cassa, era il Consiglio che a suo insindacabile giudizio provvedeva innanzitutto ad abbreviare la dilazione del pagamento, fino a giungere poi alla esclusione del Socio dalla Cassa; in particolar modo ciò accadeva quando questi commetteva azioni riconosciute disonorevoli o quando avesse pregiudicato gli interessi della Cassa stessa.

Tanta severità era dovuta al rilievo che la persona aveva in quanto Socio cooperatore: ciò è in particolar modo valido e caratteristico nella società cooperativa, in conseguenza del suo “codice genetico” mutualistico (che non è dato riscontrare nelle società lucrative), dove per l’ammissione del Socio si considera la persona soprattutto per la sua integrità morale.

La Cassa nasce in un periodo storico che vede lo scenario politico in continua evoluzione: siamo in pieno regime fascista, a sei anni dalla Marcia su Roma, l’esperienza del recente conflitto bellico brucia ancora, cosicché anche lo Statuto rispecchia questa situazione di precarietà. Fu inserito, tra gli articoli, il richiamo alle armi del Socio per istruzione o mobilitazione. In tal caso, la trattenuta per gli obblighi contratti verso la Cassa veniva sospesa per tutta la durata della permanenza sotto le armi, e ripristinata il mese successivo al ritorno in servizio del Socio, restando sospeso per tutta la durata dell’assenza anche il computo degli interessi.

Il legame tra la Cassa e l’azienda ferroviaria è sempre stato fortissimo. Oltre alla caratteristica di dipendente-socio, tutti gli avvenimenti positivi e negativi che riguardavano la Società si ripercuotevano sulla Cassa. Infatti, quest’ultima ha vissuto di luci ed ombre, che accompagnano sempre il susseguirsi degli avvenimenti, riuscendo poi a riproporsi come grossa realtà Sociale.

La Circumvesuviana ha sempre dato la disponibilità ai Soci di potersi riunire nei propri locali.

Dopo la data del 4 aprile 1928, che sancì il riconoscimento della Cassa, le richieste di iscrizione cominciarono a fioccare: accanto al nucleo originario si iscrissero prima 100, poi 50, poi ancora 50 persone, fino a chiudere il bilancio di quell’anno con ben 234 iscritti.

I PRIMI ANNI DI VITA, DAL 1929 AL 1935

L’attività creditizia della Cassa cominciò subito e da più Soci vennero proposti casi per i quali adoperarsi in forma di solidarietà.

Più tardi, con il R.D. n° 148 del 8/1/31 venne approvato uno statuto-tipo per le “Casse di Soccorso” che non consentì più ad esse la possibilità di gestione di fondi come quello Vedovile. Ne fu proposto allora il passaggio alla Cassa Maurizio Capuano la quale, nella persona del Presidente signor Giuseppe Console, accettò di discuterne in Assemblea.

Nell’Assemblea ordinaria del 26/3/31, i Soci nominarono una Commissione per le modifiche allo Statuto sociale in quanto era molto sentita l’esigenza di dare alla Cassa maggiore attività.

La Commissione, presieduta dal signor Fedele, ebbe il compito di riscattare la polizza di assicurazione collettiva esistente presso l’Istituto Nazionale delle Assicurazioni (INA). Scopo del riscatto doveva essere quello di procurare maggiori capitali per le numerose attività proposte dai Soci.

Appena pronto il duro e lungo lavoro della Commissione, fu convocata un’Assemblea straordinaria. Era il 26 marzo 1933.

Alle ore 10.00, nella Sede sociale, il Presidente dichiarò aperta l’Assemblea e dinanzi a circa 150 Soci diede la parola al Consigliere relatore signor Mario Fedele il quale riferì sulle difficoltà avute nel riscattare le polizze collettive. L’INA, infatti, si era opposto: il riscatto, a suo dire, non era previsto dalle condizioni generali. Solo successivamente, attraverso le vie legali, mediante incarico affidato all’avv. on. Ianfolla, l’Istituto acconsentì al riscatto delle polizze.

A questo punto l’aumento del capitale avrebbe consentito le modifiche richieste che prevedevano di allargare, limitatamente, la concessione dei prestiti ordinari e la misura relativa di essi. Ci si sarebbe preoccupati delle necessità dei Soci anche con la concessione di piccoli “Prestiti eccezionali”, da concedersi oltre il “Prestito ordinario”; ciò sarebbe stato possibile attraverso la cessione alla Cassa del quinto di stipendio o paga dei Soci. Si sarebbero così sottratti gli stessi alle speculazioni di altri istituti di credito.

Inoltre la commissione, preoccupandosi del continuo e doloroso licenziamento degli aderenti alla Cassa da parte della Società S.F.S.M., si era proposta di fare in modo che lo Statuto sociale potesse permettere agli amministratori di trovare ed appaltare lavori di carattere ferroviario o simili per conto della Cassa e da concedersi ai Soci che sfortunatamente venivano licenziati od a persone di famiglia di Soci ed ex Soci.

A questo punto “fragorosissimi applausi dell’Assemblea” (com’è testualmente citato a pagina 489 del libro 1933 delle Società presso l’Archivio di Stato di Napoli, IV divisione) interruppero il discorso dell’oratore il quale concluse proponendo come ulteriore modifica che lo Statuto stesso comprendesse soltanto gli scopi sociali e le applicazioni schematiche, in modo che col variare od aumentare delle attività, non s’incorresse sempre nella necessità di apportare delle modifiche e di integrare lo Statuto con un regolamento, che poteva essere modificato dall’Assemblea ordinaria dei Soci.

Il Signor Fedele lesse, quindi, tutto l’Atto costitutivo, lo Statuto sociale e l’allegato regolamento che l’Assemblea articolo per articolo approvò.

Il Presidente, a maggior conferma del pensiero dell’Assemblea, chiese ancora l’approvazione definitiva di tutte le modifiche apportate.

L’Assemblea, scattando in piedi ed applaudendo freneticamente, espresse la sua piena ed unanime accettazione.

Adesso l’attività della Cassa risultava più dinamica, attorno ad essa “giravano affari” ed il numero dei Soci continuava ad aumentare.

Fu posto un limite, 30.000 lire, per le quote di ciascun Socio, e creato un fondo di ammortamento perdite a garanzia del capitale Sociale; ciò per cautelarsi da eventuali sofferenze nel caso di somme concesse in prestito ai Soci e non restituite.

Il nuovo Statuto prevedeva la costituzione del “Fondo Vedovile” che, in effetti, era quello in gestione presso la Cassa Soccorso e da questa (in base all’articolo 14 del R.D. 8/1/31 n. 148) passato alla Cassa Maurizio Capuano mantenendo inalterati i principi del Fondo stesso, ammontante a 2.500 lire da erogarsi alle famiglie in caso di morte del Socio e reintegrato con il pagamento di 5 lire per ogni Socio iscritto.

Fu previsto lo stanziamento di una somma che il Consiglio di Amministrazione poteva utilizzare per opere di assistenza ai Soci sotto forma di sussidi, borse di studio per i figli dei Soci, befana, piccoli sussidi in caso di malattia di Soci bisognosi e simili.

Il personale delle S.F.S.M. si ritrovava unito in tutte le occasioni festose. Raggiungeva con la propria famiglia la sede della Cassa, con i figli il locale che veniva adibito per la distribuzione dei doni in occasione dell’arrivo del nuovo anno.

Era un modo diverso di sentirsi lavoratori. Ci si poteva fregiare nello stesso momento di due titoli: quello di “Autoferrotranviere” e quello di “Socio della Cassa Maurizio Capuano”.

Le forme di assistenza diventavano di quattro specie:

  • Anticipi sulle competenze

  • Prestito ordinario

  • Prestito eccezionale

  • Cessione del quinto dello stipendio o paga.

Arrivarono così le prime anticipazioni dello stipendio. Un espediente molto utile per far fronte alle impellenti esigenze dettate anche dalla rigidità di quel periodo.

Le anticipazioni potevano essere di 50, 100 e 150 lire al mese. Ogni Socio che otteneva un’anticipazione pagava, all’atto della concessione, il diritto fisso di una lira. Esistevano appositi moduli sui quali indicare l’importo richiesto. In basso c’era lo spazio per due firme che erano, all’occorrenza, quelle di due Soci che testimoniavano in favore del Socio analfabeta.

Il prestito ordinario veniva concesso su domanda del Socio fino ad un massimo del doppio della propria quota sociale ed andava scontato in 36 mesi. In alcuni casi si superavano le 15.000 lire (bella somma per quei tempi!).

Il prestito eccezionale veniva concesso dal Presidente e non superava le 500 lire. Inoltre, c’era la possibilità per gli aderenti di cedere alla Cassa il proprio quinto di stipendio. Infine, fu data la possibilità ai Soci di aumentare il capitale sociale: se da un lato, in tal modo, si attuava una concreta forma di risparmio, d’altra parte tale opportunità si rivelava molto utile ai Soci in stato di bisogno, in quanto si sarebbero potuti erogare più prestiti.

Il tipo d’impegno profuso da tutti i componenti il Consiglio di Amministrazione e dai Sindaci era davvero notevole. Spesso ci si tratteneva oltre l’orario di lavoro, fino a notte inoltrata, per verificare le reali esigenze dei Soci che, sempre più numerosi, si rivolgevano alla Cassa. Per compensare questo grande sforzo il Consiglio di Amministrazione deliberò una spesa annua di 6.000 lire da ripartirsi, quale premio di lavoro, tra il contabile ed il segretario in proporzioni che il Consiglio stesso, a suo giusto criterio, stabiliva.

Abbiamo detto della novità introdotta dal nuovo Statuto di assumere appalti per lavori di manutenzione. Purtroppo, le speranze di tanti Soci ed ex Soci furono ben presto ridotte a mera chimera (non certo per volontà degli amministratori della Cassa). Il Partito nazionale fascista, tramite la locale Federazione fascista delle cooperative e delle mutue, aveva infatti contattato più volte la Cassa, nella persona del suo Presidente Giuseppe Console, consigliandole di limitare la sua attività a previdenza ed assistenza ed a trarre dalle attività svolte fino allora le basi di alimento del credito. Inoltre, furono introdotte forti tassazioni sugli appalti di lavoro, che non consentivano più ad una piccola organizzazione, quale era la Cassa Maurizio Capuano, di essere competitiva sul mercato.

Questo portò, il 15 marzo 1935, alla convocazione di un’Assemblea straordinaria nella quale, dinanzi a 250 Soci, vennero lette le motivazioni per le quali la Cassa ritornava alla precedente strutturazione, abrogando l’articolo dello Statuto che consentiva di gestire lavori in appalto da concedersi ai Soci meno fortunati.

Il nuovo Statuto fu pubblicato sul giornale «Il Lavoro Cooperativo», organo dell’Ente nazionale fascista della cooperazione che si pubblicava a Roma.

Nella nota di trascrizione del notaio Tozzi, depositata presso la cancelleria del Tribunale di Napoli, si legge: “L’Assemblea fa doverosamente rilevare che la Cassa Maurizio Capuano, superate le difficoltà per nulla indifferenti, ha avuto vita dal denso proposito del fiduciario Signor Console che ha messo in atto quanto fino alla costituzione era solo allo stato di programma”.

In quegli anni il tasso di evasione scolastica era molto elevato, anche a causa delle ristrettezze economiche degli operai. Venne dunque proposta una nuova forma di prestito: il Prestito scolastico che veniva concesso se la richiesta era accompagnata da documenti giustificativi dell’avvenuto pagamento delle tasse e dell’acquisto dei libri e doveva essere scomputato in non più di 5 rate, con un diritto fisso del 2%. I Soci s’impegnarono per l’aumento del capitale con versamenti mensili di 10 lire. Questo consentì, insieme ad un irrigidimento nelle regole per l’acquisizione di nuovi aderenti, l’eliminazione del fondo di ammortamento sul quale, tra l’altro, era prevista una forte tassazione. L’eliminazione di tal fondo “risolse mirabilmente la fonte contenziosa” che serpeggiava tra i Soci a causa dei relativi esborsi.

GLI ANNI DAL 1936 AL 1950

Nel 1936 troviamo come Presidente ancora il signor Console, il quale avrebbe continuato ininterrottamente a guidare il sodalizio fino il mese di giugno 1944, “traghettando” la Cassa attraverso uno dei periodi più difficili della storia d’Italia.

Con il nuovo anno la Cassa continuò il proprio compito a favore dei Soci bisognosi che, numerosi, chiedevano di essere aiutati: sono veramente tante le note trascritte nei registri e riguardanti somme di denaro versate ad aderenti impossibilitati a lavorare in maniera continuata, magari per problemi di salute. Sono semplici annotazioni, poche righe scritte in fretta, che comunque lasciano intuire la volontà di continuare ad operare per il bene della collettività nonostante le gravi ristrettezze economiche.

Il 1936 è una data molto importante.

È l’anno in cui la Società anonima Chemin de fer de Naples-Nola-Baiano et extensions, in liquidazione, cede la concessione della ferrovia stessa alle S.F.S.M., con il conseguente passaggio del personale di ruolo, stabile ed in prova, alle dipendenze di quest’ultima Società.

A testimonianza di tale avvenimento, nel verbale del Collegio dei Sindaci del 30 giugno 1936, si legge: “Si prende atto dei lavori di annessione dei nuovi Soci, in conseguenza dell’assorbimento della Ferrovia Napoli-Baiano; segnaliamo al Consiglio di Amministrazione la completa e rigorosa applicazione delle disposizioni dello Statuto relativamente ai nuovi ammessi”.

Per la Cassa fu una grande boccata d’ossigeno, il numero dei Soci continuando ad aumentare fino a raggiungere le 285 unità.

Il bilancio del 1937 si chiuse con un Capitale sociale di 556.444,15 lire, con una Riserva legale di 30.140,75 lire e con un interesse attivo sui prestiti di 22.525,95 lire.

Dai registri si evince una laboriosa attività. Il Collegio Sindacale si dichiarò completamente soddisfatto dei bilanci e di tutto il complesso lavoro amministrativo.

Le ricerche che ho condotto su questo periodo di vita della Cassa si sono avvalse, purtroppo, della sola lettura del Libro dei verbali del Collegio Sindacale. Per vicissitudini successive, infatti, molti documenti depositari dei fatti legati alla vita del nostro sodalizio sono andati smarriti.

Proviamo, nonostante tutto, a ripercorrere questo periodo che comunque ha visto partecipi tutti i Soci alle sorti della Cassa così come tutti i cittadini a quelle del Paese.

Nel 1938 vengono rilevati i costanti progressi dell’Ente che, nella sua organica costituzione, s’avviava verso mete sicure in conseguenza dell’alacre attività del Presidente del Consiglio d’Amministrazione e del contabile; entrambi, “con spirito di sacrificio attendono costantemente al proficuo lavoro senza perdere mai di vista nuove iniziative”.

L’enorme mole di lavoro costituiva infatti un problema, un disagio particolarmente sentito specialmente da quelle persone che, come il contabile, si trovavano spesso a dover lottare con l’impoverimento generale. Tra le difficili questioni da affrontare c’erano le difficoltà di gestione del Fondo Vedovile, che portarono il contabile a richiedere una speciale indennità. Di rimando arrivò, da parte del Consiglio di Amministrazione, il sincero compiacimento nonché i ringraziamenti per l’opera svolta fino a quel momento, ma per quanto riguarda l’indennità il cassiere avrebbe dovuto attendere, forse, ancora un po’ di tempo.

Nel settembre 1939, con l’invasione della Polonia da parte della Germania, ebbe inizio la seconda guerra mondiale. Nonostante l’Italia entrasse in guerra l’anno successivo, il clima era pesante.

Il sentimento che portava gli amministratori ad operare particolari scelte circa la disponibilità dei fondi, trovava corrispondenza nella realtà di tutti i giorni.

Il Collegio dei Sindaci dichiarava di compiacersi con il Consiglio di Amministrazione circa l’andamento della Cassa, notevolmente migliorato ed accresciuto. Trovava “..soddisfacente altresì il risultato della gestione sociale del 1940 che ha dato il 3 %, tenuto conto che le operazioni hanno subito una contrazione in conseguenza delle concessioni massime date ai Soci...”.

Il numero dei Soci rimase comunque stabile: nel 1943 si toccò quota 310 iscritti.

In quello stesso anno il bilancio dei danni di guerra subiti dalla Società per le S.F.S.M. si rivelò il seguente: distruzione totale di 16 ponti e cavalcavia e danneggiamento di altri 10; distruzione quasi totale della prima galleria di Napoli e danneggiamento della seconda; distruzione completa di 7 sottostazioni elettriche con relativi macchinari e apparecchiature; distruzione di 20 km di linee di alimentazione e di 30 telefoniche; distruzione o danneggiamento di 15 automotrici, 53 vetture e 131 carri merci.

La ricostruzione della rete ferroviaria venne iniziata immediatamente e, a distanza di due mesi dalla fine della guerra, si diede inizio ad un servizio ridotto con ponti di fortuna e con trasbordo. Il miglioramento procedette via via in maniera tale che nel gennaio del 1945 gli impianti erano quasi riportati alla consistenza prebellica.

Intanto, nel giugno del 1944, era stato nominato Presidente del Consiglio di Amministrazione il signor Nocerino in sostituzione del Signor Console, il quale si apprestava a lasciare la Società S.F.S.M.

Il 30 maggio 1945 il Collegio dei Sindaci rilevava che il Servizio prestiti si era fortemente contratto, ed in conseguenza di ciò si era determinato un deficit di 13.911,45 lire.

La guerra appena finita aveva lasciato un Paese da ricostruire, larghe e profonde ferite da sanare e dolori da lenire, ma in tutti vi era la volontà di guardare al futuro con serenità, con la certezza che, giorno dopo giorno, le brutture vissute durante il periodo bellico sarebbero state dimenticate.

Il 7 gennaio 1948 il «Roma» scrisse: “Aria di festa, ieri mattina, alla stazione di Corso Garibaldi della Circumvesuviana: con bandiere, festoni, carabinieri in alta uniforme e Agenti dalle divise impeccabili che contenevano una folla disciplinata come non mai. Aria di festa, dico, per i tecnici ed i dirigenti della S.F.S.M., che finalmente possono offrire a Napoli, a tutte le autorità ed anche ai turisti, un primo imponente risultato di lavoro e di capacità di rinascita, da stupire non soltanto i profani facili agli entusiasmi, bensì gli esperti”.

Nello stesso giorno, 6 gennaio 1948, la tranvia elettrica Castellammare-Sorrento, inutile doppione della veloce ferrovia Circumvesuviana, cessò l’esercizio. Il materiale rotabile venne trasferito a Como per essere adibito alla tranvia Como-Erba-Lecco e la linea fu smantellata.

Come la Società per le S.F.S.M., anche la Cassa Maurizio Capuano ebbe, nel periodo successivo agli eventi bellici, un nuovo vigore, che si concretizzò in un utile netto di 25.245,50 lire “…una cifra confortante dovuta in massima parte al servizio prestiti in conseguenza della fornitura del vestiario. Si spera che con tale andamento il dividendo possa eguagliare o superare quello del decorso esercizio.” Fu con questa speranza, divenuta poi realtà, che il Presidente del Collegio dei Sindaci salutò il decennio più duro per le sorti della Cassa.

GLI ANNI DAL 1951 AL 1980

Per l’amministrazione della Cassa Maurizio Capuano, l’anno appena trascorso si chiudeva con un dividendo del 5%. Il saldo capitale era stato di 2.229.202,85 di lire e la Cassa poteva vantare un utile netto di 612.000,00 lire, con titoli di proprietà pari a 126.925,00 lire: importo sufficiente per far riscontrare al Collegio Sindacale “…un andamento apprezzabile e null’altro di più si potrebbe pretendere dai già evidenti sforzi del Consiglio e l’apprezzabile lavoro del contabile”.

A capo del Consiglio di Amministrazione venne riconfermato il signor Nocerino, la cui sensibilità verso i Soci viene spesso confermata dalle fonti.

La vita sociale di un uomo è scandita da alcuni passaggi importanti. Uno di questi è sicuramente il momento in cui lascia il mondo del lavoro per godersi il meritato riposo, con la giusta pensione, dopo tanti anni di servizio.

Per quelli che avevano vissuto sulla propria pelle, appena pochi anni prima, l’incertezza del futuro, sembrò cosa naturale fare affidamento sulla Cassa che proprio in quegli anni festeggiava i suoi primi venticinque anni.

Da più Soci, ed a più riprese, vennero avanzate proposte per far sì che la Cassa si impegnasse maggiormente verso il problema della previdenza. Furono studiate varie formule, si lavorò su diversi progetti tutti finalizzati alla realizzazione di qualcosa che non pesasse sul sodalizio e, contemporaneamente, desse una certa tranquillità dal punto di vista economico per le prime spese che ogni lavoratore è costretto ad affrontare nel momento successivo alla collocazione in quiescenza.

All’Assemblea del 25 ottobre 1953 si deliberò la costituzione del Fondo Previdenza: dal 1 gennaio 1954 si sarebbe costituita una nuova forma di sussidio da corrispondere ai Soci della Cassa Maurizio Capuano nei casi di quiescenza, decesso in costanza del rapporto di lavoro, licenziamento (tranne i casi di esonero per azioni riconosciute indegne). Tale Fondo divenne obbligatorio per i nuovi Soci e facoltativo per quelli già iscritti.

La creazione del Fondo Previdenza non pregiudicò il Fondo Vedovile che, per altre finalità, restò in essere venendo a formarsi caso per caso mediante una ritenuta di 200 lire da pagarsi all’atto del decesso di un Socio (con 680 Soci nel 1954 si raggiunse la considerevole somma di 136.000 lire).

La Cassa poteva, a ragione, vantarsi di un altro successo: nel rendiconto giuridico dell’anno 1955 si legge di un avanzo netto di lire 1.616.200.

Nella relazione del Consiglio di Amministrazione letta durante l’Assemblea del 22 aprile 1956, era riportato che l’anno appena conclusosi era stato un anno di particolare lavoro, in quanto vi era stato un notevole incremento del patrimonio con un dividendo del 4 %. “…Queste tappe da noi segnate - faceva notare il Presidente Nocerino - con continuo ed incessante lavoro, denunziano molto chiaramente come costante ed assiduo è stato il lavoro amministrativo al quale si affianca quello non meno importante che riflette il lavoro per la parte fiscale allo scopo di creare e mantenere la difesa del nostro patrimonio.”

In quell’anno le operazioni ordinarie e straordinarie avevano raggiunto la somma di 55.076.560 lire con un utile di 2.103.558 di lire.

La stessa Assemblea, in piedi e per acclamazione, all’unanimità confermò ulteriormente il mandato al Presidente, ai Consiglieri ed ai Sindaci, deliberando la proroga della durata della Società.

In quegli anni anche la Società ferroviaria allargò i propri orizzonti.

Il 24 agosto 1952 “due panierini” di acciaio allacciarono Castellammare al monte Faito. L’entusiasmo fu notevole. Il «Corriere di Napoli» scrisse: “La meta più ambita era la funivia: il mezzo cioè, che in 8 minuti soltanto, permettesse l’ascesa da Castellammare a questo Monte di sogno e questo lo rendesse popolare ed accessibile a tutti. Attraverso la funivia, il Faito sarà la meta preferita di tutti i turisti: diventerà come Capri e Pompei, come il Vesuvio, Paestum ed Ercolano, questo angolo divino, dove tutto sembra circonfuso di sogno e donde spicca la bellezza ineguagliabile del mare di Napoli”.

Il Faito non fu l’unica conquista delle S.F.S.M. in quel periodo.

L’azienda ottenne il controllo della seggiovia del Vesuvio che, in 5,5 minuti, dava la possibilità di contemplare le bellezze del Golfo di Napoli dalla sua vetta.

Agli agenti che, avendo più tempo libero, potevano godere di queste bellezze, si aggiunse anche il signor Nocerino, posto in quiescenza il 30 novembre 1959.

Il nuovo Consiglio di Amministrazione, eletto ad unanimità il 26 aprile 1959, affidò l’incarico di Presidente al rag. Ruggiero Ferraro, il quale il 29 maggio 1960 rassegnò le proprie dimissioni, accolte dall’Assemblea dei Soci. Quest’ultima, per acclamazione, propose la nomina del dott. Vittorio De Iorio, direttore del personale, a Presidente onorario della Cassa. Costui, in quanto dirigente, non poteva essere iscritto, ma seguiva sempre da vicino tutte le vicissitudini dell’Ente. E non era il solo, tra i dirigenti della ferrovia, a seguire con benevolenza l’apparato amministrativo della cooperativa ed a suggerire iniziative nell’interesse della stessa.

All’Assemblea del 30 aprile del 1961 ci furono grandi festeggiamenti. Tutti i Soci si raccolsero attorno al Presidente, signor Egizio Lombardi, per congratularsi della sua nomina a “Maestro del Lavoro”.

Al rinnovo delle cariche sociali per il triennio 1963/1966 fu eletto Presidente l’ispettore Salvatore Marone, il quale sarebbe rimasto in carica anche per il triennio successivo, ed avrebbe gestito la crescita della Cassa, verificatasi per l’acquisizione, da parte della Società, delle autolinee AGITA e Palumbo.

All’Assemblea del 25 aprile 1967 il Presidente cav. Salvatore Marone, assente giustificato per malattia, fu sostituito, a norma dello Statuto, dal Consigliere anziano signor Giuseppe Romano.

In quell’occasione si festeggiò il millesimo iscritto: un grande traguardo che solo pochi anni prima sembrava irraggiungibile, ma che divenne ben presto realtà visto il grosso seguito che aveva la Cassa.

Il 20 ottobre 1969 il ministro dei Trasporti Remo Gasperi inaugurò il raddoppio dei binari tra Napoli e Torre Annunziata. Ci troviamo in pieno ammodernamento. Con una spesa di 66 miliardi di lire, la Società per le S.F.S.M. si rinnovò completamente. Vennero realizzati 7 ponti ferroviari, 2 cavalcavia, 5 deviazioni stradali e sostituite tutte le vecchie carrozze con nuovi elettrotreni rosso fiammante.

Alla festa partecipò tutto il personale; la Cassa Maurizio Capuano venne rappresentata dal nuovo Presidente, l’ispettore Giuseppe Longobardi, eletto per il triennio 1969/72. Tra le prime iniziative intraprese all’epoca ci fu quella dell’aumento del Fondo Vedovile, che passò da 200.000 a 300.000 lire; ancora, venne aumentata la disponibilità per i prestiti ordinari da 700.000 a 1.000.000 di lire.

Il cambiamento della formula del Fondo Vedovile fu oggetto di richiesta da parte dei Soci. In particolare si lamentava il fatto che, in definitiva, la somma spettante veniva erogata solo al momento della morte del Socio, che si sperava il più lontana possibile, rispetto alla collocazione in quiescenza. Si propose quindi che la somma venisse elargita al momento in cui si andava in pensione. Il Presidente intervenne sulla questione, affermando che un’eventuale diversa destinazione delle somme sarebbe andata contro l’ideale per il quale il Fondo stesso era stato creato.

Tante sono le persone che, avendo collaborato con la Cassa vengono ricordate con sincera stima. Tra queste, c’è sicuramente il Consigliere Vincenzo Klain, il quale andò in pensione il 31 dicembre 1973 per limiti di età. All’Assemblea del 25 aprile 1974, si approfittò della sua presenza per salutarlo come si conveniva ad un vecchio amico. Il Presidente Longobardi, a nome del Consiglio di Amministrazione, formulò fervidi auguri di lunga vita e lo ringraziò dell’opera fattiva svolta in seno al Consiglio della Cassa.

La crisi economica degli anni Settanta influì fortemente sulle attività produttive, ed anche per il settore assicurativo i profitti non furono dei migliori. Dopo tante insistenze, finalmente nel 1974 venne disdetta la Polizza assicurativa n. 30041 (Polizza collettiva) contratta a suo tempo con l’INA, in quanto la “galoppante” svalutazione della lira aveva abbondantemente superato il limite di convenienza del valore della liquidazione fissata in 30.000 lire.

Quell’anno il bilancio, approvato ad unanimità, dichiarò un utile netto di 24.657.598 di lire.

Il 25 aprile 1977 il Consiglio di Amministrazione spiegò all’Assemblea dei Soci, la cui convocazione fu pubblicata per la prima volta su «Il Mattino» e non più sul «Corriere di Napoli», che prospettandosi il pagamento di alcune tasse arretrate era opportuno costituire un fondo di ammortamento imposte, in modo da dare maggiori garanzie al capitale. Quest’ultimo, cresciuto, faceva riferimento a 2.113 Soci.

Le iniziative della Cassa continuarono a ritmo crescente, e venne ulteriormente elevata la somma disponibile per i prestiti ordinari: ai Soci era adesso consentito chiedere prestiti ordinari fino a lire 2.000.000.

Con il neo costituito Circolo Ricreativo Aziendale dei Lavoratori (C.R.A.L.) nacque una proficua collaborazione, anche se non tutti i Soci si dichiararono completamente soddisfatti del modo con il quale esso assegnava le borse di studio. Da un verbale di Assemblea dei Soci, apprendiamo che un iscritto lamentava la concessione di premi a favore di chi riusciva a rendere un profitto scolastico elevato, la qual cosa costituiva un fatto discriminatorio, premiante solo alcuni Soci più fortunati a danno degli altri i cui figli a stento raggiungevano la sufficienza nello svolgimento degli studi.

Si propose, in maniera forse eccessivamente drastica, di destinare la somma precedentemente utilizzata per le borse di studio al Fondo Assistenza, dando mandato al Consiglio di Amministrazione di aiutare economicamente quei Soci gravemente ammalati che presentavano richiesta documentata di sussidio.

La proposta venne accettata, ma negli anni successivi il Consiglio avrebbe riproposto il tema della collaborazione con il C.R.A.L. anche in virtù di una possibile cessione di alcuni locali lasciati liberi dalla disciolta Cassa Soccorso e dati in gestione al Circolo stesso.

La collaborazione con il C.R.A.L. sarebbe quindi continuata, a determinate condizioni: oltre alla normale distribuzione agli studenti, si sarebbe dovuto procedere anche al sorteggio di libri e premi indipendentemente dal profitto scolastico.

Il 30 giugno 1980 l’ispettore Longobardi, Presidente del sodalizio, andò in pensione. Si decise di dargli un tangibile ricordo, acquistando una medaglia d’oro e facendo predisporre, in occasione del saluto, una pergamena ricordo. Il Consiglio di Amministrazione provvide alla sostituzione, nominando a Presidente della Cassa il Consigliere anziano signor Salvatore Napolitano, ed a Consigliere il funzionario signor Antonio Burzo, già designato quale futuro Presidente.

DAL 1981 ALLA NUOVA "LEGGE BANCARIA"

Allo scadere del triennio e quindi al rinnovo delle cariche sociali, gli eletti all’unanimità dall’Assemblea sarebbero stati: Antonio Burzo, Presidente del C.d.A., Salvatore Napolitano, Salvatore De Martino, Giuseppe Ametrano e Gaetano Ognibene, Consiglieri, Luigi Colasanto, Presidente del Collegio Sindacale, Giuseppe Secondulfo e Raffaele Pizzo Sindaci.

La presidenza Burzo è stata una delle più durature, dopo quelle dei presidenti Console e Nocerino. Il periodo che va dal 1981 al 1994 è uno dei più ricchi per quanto riguarda le iniziative ed i contributi a carattere sociale e culturale.

Il primo impegno per il nuovo Presidente sarebbe stato quello di analizzare i motivi per i quali, dopo aver alzato il tetto dei prestiti, quasi tutti i Soci facevano domande per l’importo più alto. Si ipotizzò che, dato il basso tasso di interesse che applicava la Cassa e l’alto rendimento offerto dai titoli di stato, in alcuni casi ci si trovava di fronte a speculazione. Alcuni Soci che avevano necessità ricorrevano giustamente alla Cassa Maurizio Capuano, altri invece lucravano investendo il denaro ottenuto in prestito. Di conseguenza si decise di vagliare con maggiore oculatezza ogni richiesta di prestito.

Alla Cassa venne data un’impronta diversa. Si avallò la proposta del Presidente per la creazione di un premio culturale e per l’organizzazione di una manifestazione artistico-culturale da svolgersi in un locale cittadino.

I tempi erano cambiati, ed anche in materia legislativa molte erano le novità che in questi anni si presentavano agli amministratori di Cooperative di credito. Il Consiglio di Amministrazione commissionò alla Associazione Generale Cooperative Italiane la bozza di un nuovo Statuto. Poiché la disamina delle varie voci assorbiva molto tempo, si decise di indire alcune riunioni particolari sull’argomento con la consulenza del dott. Ferronetti. La bozza venne discussa in Assemblea nel 1984, e si decise di dare mandato ad una commissione appositamente incaricata, che potesse valutare la bontà dell’opera.

Il 23 ottobre 1985 il nuovo regolamento veniva così approvato:

  • la quota capitale passava da 250.000 ad 1.000.000 di lire;

  • al raggiungimento della quota si accedeva con rate da 10.000 lire;

  • i Soci potevano produrre domanda di prestito alla Cassa fino a 3.000.000 di lire con un massimo di 24 rate;

  • ai Soci che cessavano di far parte della Cooperativa spettava il rimborso del patrimonio versato più gli utili maturati, più ancora una gratifica di 500.000 lire da aggiungersi alle pre-esistenti 250.000 lire da attingere dal Fondo Previdenza.

La legge finanziaria del 1985, tra le altre cose decretò il riscatto delle concessioni ferroviarie gestite dalla Società per le S.F.S.M., con contestuale rilievo dei servizi automobilistici integrativi.

Il ministero dei Trasporti – Direzione generale MCTC – ne assunse la Gestione Commissariale Governativa in attesa della definitiva disciplina legislativa in materia ferroviaria di interesse regionale.

Si provvide a rinforzare l’organico del personale tramite il famoso “concorsone” (che tra i tanti vincitori ha visto, fortunatamente, anche me), 30.000 partecipanti per circa 200 assunzioni immediate con graduatoria aperta.

Per la Cassa fu un’occasione d’oro. Vennero riaperti i termini per l’iscrizione di nuovi Soci.

Si passò dai 2.343 Soci del 1985 ai 2.937 del 1991, e ciò portò alla necessità di un aggiornamento della tenuta dei registri. Si approvò, per una spesa di dieci milioni di lire, la meccanizzazione del sistema contabile-economico nonché della gestione del patrimonio della Cassa Maurizio Capuano, illustrata dal Presidente con dimostrazioni sulla lavagna luminosa all’Assemblea del 25 aprile 1987.

Il Consiglio di Amministrazione, il 21/9/1989, deliberò che i Soci che avevano adeguato la propria quota patrimoniale a 1.000.000 di lire, potevano richiedere un prestito di 6.000.000 di lire scomputabili in 30 rate mensili, mentre i Soci che non avevano adeguato la propria quota patrimoniale, lasciandola a 250.000 lire, potevano chiedere un prestito di 2.000.000 di lire, scomputabile in 20 rate.

In questo periodo, le altre iniziative di grande rilievo sono: la partecipazione con un contributo “una tantum” alla lega antifumo; lo studio per il reperimento di fondi da donare per la lotta contro il cancro; la costituzione di un comitato “donatori di sangue”.

La Circumvesuviana nel 1990, festeggiando il centenario della fondazione, invitò tutti i dipendenti ad uno spettacolo teatrale presso il teatro Sannazzaro. In quell’occasione il Presidente del nostro sodalizio consegnò al responsabile della “Lega contro i Tumori”, un assegno dell’importo di 7.000.000 di lire raccolto con il contributo dei Soci della Cassa.

Anche per il 1991 si decise di partecipare alla distribuzione delle borse di studio unitamente al C.R.A.L., per un importo di lire 10.000.000, e molti sarebbero stati in quell’anno i sussidi per i Soci. Si concretizzano i programmi di carattere culturale. La Cassa Maurizio Capuano avrebbe sponsorizzato gli spettacoli teatrali preparati dalla compagnia teatrale CIRCUM-ARTE, una compagnia formata dai dipendenti della Circumvesuviana, e raccolto, in occasione delle rappresentazioni, fondi a favore della “Ricerca sulla distrofia muscolare”. Il Consiglio d’Amministrazione, sempre sensibile verso questi problemi, invitava tutti i Soci ad aderire all’Associazione A.I.D.O.  “Associazione Italiana Donatori d’Organi”.

L’Assemblea dei Soci del 25/4/1992 deliberò:

  • l’aumento della quota da destinare al patrimonio dei Soci da 1.000.000 a 2.000.000 di lire;

  • il frazionamento della nuova quota in tante trattenute mensili, a scelta dei Soci, da un minimo di 20.000 ad un massimo di 50.000 lire;

  • l'aumento del massimo prestito concedibile fino a cinque volte il patrimonio del socio al 31 dicembre dell’anno precedente la richiesta, rateizzabile in 30 rate massimo.

Inoltre ai Soci che avrebbero cessato di far parte della Cooperativa sarebbe spettato il rimborso del capitale versato più gli utili maturati, più una gratifica di L. 1.000.000 (un milione). Ulteriore gratifica di 250.000 lire sarebbe spettata ai Soci che avevano maturato il diritto alla delibera del 25/4/1967;

La Cooperativa cambiava volto. Il Consiglio di Amministrazione deliberava di conferire al signor Burzo, quale Presidente della Cassa Maurizio Capuano, pieni poteri di rappresentanza e di firma con possibilità di nominare procuratore della società un Socio della Cassa di sua fiducia.

Veniva inoltre imposta dalla legge la tenuta del “Registro Unico Antiriciclaggio”. Si contattò la Società M.T. SYS per acquistare il software necessario allo svolgimento delle pratiche nonché a migliorare e riconvertire l’ormai obsoleta gestione meccanizzata con una nuova Anagrafe generale, Gestione soci e Contabilità generale.

In occasione della riunione del 18 novembre 1993 il Presidente chiese la parola. Qualcosa era successo, qualcosa di grave, tutti ascoltavano. Il Presidente cominciò a relazionare della strana reazione del contabile all’informatizzazione operata dalla Società M.T. SYS. Le difficoltà addotte lo insospettirono al punto da indurlo a procedere ad accertamenti sulla tenuta della contabilità. Ad un primo esame non si rilevò nulla di anomalo ma, con l’ausilio di consulenti esterni, i sospetti vennero avvalorati dalla mancata corrispondenza tra le somme erogate dal Fondo Vedovile e la documentazione di accompagnamento. Una lunga pausa di silenzio servì a capire che in quel momento era venuto meno proprio il rapporto di fiducia che era sempre esistito tra gli amministratori della Cassa ed i loro collaboratori. Il Consiglio di Amministrazione ad unanimità sospese “ad horas” il contabile e diede mandato al Presidente per l’accertamento dei fatti, avvalendosi di un legale per intraprendere eventuali azioni ed autorizzandolo alle spese necessarie.

I Soci furono messi subito al corrente dei provvedimenti adottati e tutti si strinsero attorno alla Cassa ed ai suoi amministratori, attendendo l’esito dell’inchiesta che avrebbe portato al recupero del maltolto che fu rimborsato ai Soci in busta paga nel mese di ottobre 2001.

L’Assemblea dei Soci il 31 gennaio 1994 approvò il regolamento per l’elezione del nuovo Consiglio di Amministrazione e del Collegio dei Sindaci elaborato da una Commissione elettorale nominata dai Soci nella stessa Assemblea. I seggi furono istituiti per i giorni 7 ed 8 marzo presso gli impianti di Napoli, Comiziano, Sorrento, Torre Annunziata, Avellino e Ponticelli. In base all’esito delle votazioni la successiva Assemblea nominò Giovanni Contino Presidente, Ugo De Luca, Alfonso Gallo, Aldo Sabia e Gerardo Schiavone Consiglieri, Salvatore La Monica Presidente del Collegio Sindacale, Luigi Amato e Giampiero Arpaia Sindaci.

Il nuovo Consiglio d’Amministrazione provvide alla riorganizzazione amministrativa e contabile della Cassa, ed organizzò un referendum per modificare il Fondo Vedovile, che dal 1 gennaio 1995 fu erogato ai Soci all’atto della messa in quiescenza, mentre per gli Ex-soci già in quiescenza si continua col vecchio sistema.

Subito dopo il nuovo Consiglio d’Amministrazione si trovò ad affrontare la necessità di modificare lo Statuto, allo scopo di consentire l’iscrizione della Cassa nell’elenco previsto dall’art. 106 del nuovo Testo Unico “Legge Bancaria”, tenuto presso l’Ufficio Italiano dei Cambi. Nello specifico fu necessaria la modifica degli articoli 2, 6, 10, 21 e 31, così come indicato dal prof. Gustavo Minervini.

Il nuovo statuto venne approvato in Assemblea straordinaria il 18 aprile 1996. L’iscrizione nell’elenco degli intermediari operanti nel settore finanziario fu formalizzata in data 8 maggio 1996.

Pasquale Rausa 

[Napoli - 18 Dicembre 1999]